Elisabetta Consonni
artista residente 2020
artista ospite 2021

2020 artista residente

Partendo dai due lavori all’attivo Be water my friend e Ti voglio un bene pubblico, l’uno che affronta in maniera installativa il problema geopolitico inerente alla risorsa dell’acqua e l’altro, in linea con una ricerca portata avanti da anni, sulla relazione tra performativita’ e spazio pubblico, il quesito piu’ ampio che mi interessa ffrontare riguarda la relazione tra la pratica artistica e la pratica politica.

Come un aspetto politico viene indagato nel trasformarsi in prodotto artistico? Quanto di politico devo far rientrare nel processo di creazione?
Posso sperare in un impatto sociale e considerare il lavoro artistico come detonatore di cambiamento sociale?
Perche’ mi interessa tanto la questione arte-politica?

Il tempo dedicato a ricerca X diventerebbe quindi una sospensione dal tempo produttivo, per riflettere sulla piega che la mia pratica artistica ha preso negli ultimi anni, senza una necessita’ di cristallizzare il tutto in categorie ma almeno mettendone a fuoco certi aspetti.

Coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali per costruire una rete di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero.

Laureata  in Scienze della Comunicazione con una tesi sulla costruzione sociale del corpo nella danza, frequenta The Place- London Contemporary Dance School (2004-2005) e approfondisce indipendentemente la ricerca in ambito performativo ed esistenziale in Olanda (2005-2009)  e in Polonia (2013-2015).

I suoi lavori Maquillage (2007), Fotoritocco (2012, vincitore di Presente Futuro Palermo 2012), Plutone (2016) e And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (2018, progetto finalista a DNA appunti coreografici 2016 e Cross Award 2017) si situano nello spazio di dialogo tra la danza e altri linguaggi artistici. Dal 2013 è ideatrice di Ergonomica, un progetto di ricerca di arte performativa nello spazio pubblico e di dispositivi di attivazione della partecipazione civica . All’interno del progetto realizza le azioni site specific  We want to become architecture e Go with the flow ( Polonia, 2014), la costruzione coreografata di Pompenpurg Park (Rotterdam, Biennale di Architettura 2014), Il secondo Paradosso di Zenone ( 2016), Abbastanza Spazio per la più tenera delle attenzioni (progetto per la Biennale Danza di Venezia 2016) e cura, assieme a Connecting Cultures, il simposio Spazio Ergonomico (sempre nell’ambito di Biennale Danza 2016). Nel 2019 vince il bando Open- Creazione [Urbana] Contemporanea con il progetto Ti voglio un bene pubblico.

Elisabetta Consonni partecipa a: Edizione 2019, Edizione 2020,