11:00 > 20:00
Camping Lavanderia a vapore
Corso Pastrengo, 51
Per la sua terza edizione, il Research Camping trasforma gli spazi della navata di Lavanderia a Vapore, dal foyer al teatro, in ambienti ibridi tra finzione e realtà, che diventano dispositivi per lo scambio e la disseminazione di processi di ricerca artistica.In un mondo in transizione che cerca nuovi strumenti di lettura e risposte, la ricerca artistica può offrire un terreno fertile per immaginare modalità di fare mondo nuove, possibili o dimenticate.
La baia è la dimensione evocata da questa terza edizione incentrata sulla fluidità dei corpi, fatti di carne e acqua, sempre più viscosi e sfuggenti, corpi che abitano un paesaggio in cui convivono tra terrae liquidità, in un tempo in cui si confondono certezza e illusione.
Durante il Research Camping la ricerca, da spazio intimo a porte chiuse, si fa piazza immaginifica per nuove politiche, una terra di mezzo che accoglie creazioni ancora in formazione, e offre asilo a pensieri e immaginari alternativi alla retorica muscolare e al tempo affannato dell’efficienza e della produzione.
ideazione e realizzazione dello spazio Associazione Bastione
concept, organizzazione e processo curatoriale Lavanderia a Vapore e Workspace Ricerca X
immagine Elisa D’Amico
con il supporto di Fondazione Compagnia di San Paolo
Un’opera sonora in cui si sfuma la distinzione tra percezione tattile e uditiva.
The rough material of the work is made up of an archive of personal vocal recordings and known people / friends. Voices are shaped and composed together in a sound piece that aims to blur the distinction between tactile and aural perceptions in the experience of sound, while poetically materializing a sonically-present communal body.
Andrea D’Arsiè is an Italian-born performer, musician and artist based in Berlin. Andrea works with the body as matter permeated by transformative affects. While having a focus on vocal and sound practices, he is interested in the performing arts as a way to share embodied experience while affirming more complex ways of relating to the world and to each other.
ALIBI è una pratica che vuole esplora il concetto di temporaneità e mutamento, utilizzando le docce come spazio simbolico e intimo di transizione. La proposta trae ispirazione dalla vegetazione pluviale della Tasmania, immaginando forme di piante estinte o mai esistite. Queste piante saranno disegnate collettivamente poi riprodotte tramite scotch carta, per creare una set che ricorda una “scena del crimine” vegetale. Le domande che guidano questo percorso sono: come si manifesta al termine della pratica questa vegetazione perduta? Quali relazioni si creano, in differita e in contemporanea tra i/le partecipanti e le sagome?
Aurelio Di Virgilio (1995, Pescara) è un artista attivo nell’ambito delle performing arts. Diplomato nel 2017 presso la Scuola Luca Ronconi del Piccolo Teatro, Milano, collabora dal 2022 con Masako Matsushita (IT/JP). Dal 2020 sviluppa la sua ricerca e presenta i suoi lavori in festival, teatri e musei come MAXXI – L’Aquila, Mattatoio – Roma, B-motion Festival, Fabbrica Europa Festival e altri.
Laboratorio sul “Fondale” in 3 tappe.
Allə partecipanti chiediamo di portare un oggetto-relitto del loro ambiente quotidiano (non troppo fragile, più grande è meglio è), che abbia una storia da raccontare.
Qui è buio, gli occhi non ci servono. Quali sono i nostri relitti?
Riscopriamo le cose da cui siamo costantemente sommersə, tentando di scardinare le aspettative per costruire nuovi paesaggi di senso fra memoria sensoriale, narrazione e movimento. Ci prendiamo il rischio di andare a fondo negli abissi per tornarne trasformatə.
Collettivo TAC / TastierACorpi è un collettivo di artistə con base a Torino che esplora il corpo in scena, focalizzandosi sull’improvvisazione. La composizione eterogenea del gruppo gli permette di muoversi all’interno di uno spazio di sperimentazione in cui s’incontrano le diverse strade della danza contemporanea, del teatro fisico e della performance.
TAC porta in scena le sue creazioni dal 2022 e diffonde il proprio linguaggio tramite laboratori aperti ad un pubblico di professionistə e non.
In my research, participants are invited on a journey that serves as an experimental space to question the boundaries between the private and shared experience as they are guided through imaginary scenarios that spark reflection and emotional exploration, grounded in bodily sensations and collective energy.
Stories from after the end is part of a larger cosmos where I investigate how we engage with the idea of the end of the world. The work invites the participants to encounter each other first as humans, and later as human-tardigrade hybrids, and explore meaning and meaninglessness in a post-doomsday world.
Dafne (they/them) is a human and an artist, interested in opening up small dark spaces where alternative encounters can take place. They combine tools such as movement, imagination-somatics, language, and stories, to craft guided participatory experiences dealing with liminality; spaces, times, things, or bodies, either suspended or dissolving. They have been using science fiction and technologies of magic to create works about the afterlife, grief, and the end of the world, often bringing in soft elements from the horror genre. Dafne works between Sweden, Italy, and occasionally other european countries both presenting their own work and research, and joining choreographic (and not only) projects by others.
La ricerca si muove nella dimensione dell’oscuro e dell’abisso indagando il concetto di danza invisibile.
In questo contesto il processo si frammenta in un formato installativo in cui materiali, riferimenti e azioni si depositano nell’atmosfera vaporosa della doccia.
L’invito è quello di uno sguardo sul corpo distratto, morbido e intermittente.
Richiamando la dimensione spettrale, la danza emerge dove lo sguardo fatica a raggiungerla. E in questo senso di sparizione e evanescenza si cerca l’illusione dell’invisibilità come ponte verso un corpo insignificante, fluttuante, eterno.
Che ne è della danza se nessuno la vede?
Fabritia D’Intino è coreografa e performer. La sua ricerca si interroga principalmente sullo sguardo e il suo potenziale di informare il corpo in movimento. Oltre alla creazione per la scena e il site specific, sviluppa progetti partecipativi e formati di ricerca.
Secondo i nostri studi, dovrebbe trattarsi di una piccola forma di geometria sacra, una sinusoide che si trova nelle sfere prereali, non lontana dalla Via Lattea, che si dischiude davanti all’occhio del testimone quando si proiettano dal centro i raggi più inflessibili, prima di diventare azoto.
Erika Dicrescenzo Esplora le possibilità del disorientamento del corpo, della parola e dello sguardo sviluppando la propria poetica a partire dall’osceno beniano per convergere negli studi legati alla coscienza.
Lavora con la compagnia StalkerTeatro ed insegna filosofia tradizionale indiana presso il Centro Daiva Jyoti.
Apertura di un processo di ricerca che, muovendosi nel campo dell’hauntology, interroga le relazioni tra memoria, documento d’archivio e fantasma. no archive will restore us è un’installazione performativa che riversa nei circuiti sottili dell’analogico una polifonia di field-recordings, registrazioni di lettere, incisioni di sogni, voci, frammenti sonori e suoni live, tra archeologia e immaginazione.
Gaia Ginevra Giorgi è un’artista e una ricercatrice. La sua pratica integra scrittura, suono, voce, e dispositivi performativi. A partire da un approccio femminista, ecologico e situato, sviluppa pratiche e metodologie di indagine per una riscrittura affettiva e politica degli archivi e del paesaggio, intesi come possibili strumenti di contro-narrazione.
‘Love Flows Over Us In Prismatic Waves’ è uno spazio di pratiche della danza aperte a tutt^ e che non richiedono alcuna esperienza pregressa.
Per Ricerca X/ Floating Bodies ci immergeremo in una playlist audio no stop di 30 minuti. Attraverso l’esperienza di un never ending slow motion ci lasceremo fluire, diventando materia liquida. Un unico corpo che aspira ad essere superficie riflettente di suono, movimento, desiderio.
Giovanfrancesco Giannini (he,him) è coreografo e danzatore residente in Italia. I suoi lavori sono stati presentati in festival nazionali e internazionali. Attualmente la sua ricerca artistica riflette in particolare sul tema della politica delle immagini in relazione alla coreografia e alle performing arts. I suoi studi spaziano dalla storia delle arti visive, al cinema, alla politica.
Water writings appear and disappear on a steamy surface: streams of consciousness or dreams, like the sudden revelations that sometimes sweep over us in the shower. Phrases with a poetic or scientific trend, sentences concerning rivers far from sight, appearances of sense and sensation – they draw unexpected connections between the oneiric dimension and the ecological crisis, the fluid nature of language and multiple or difficult loves.
Gloria Frigerio is an artist based in Milan who works in the middle territories between visual and performing arts. She activates collaborative and site-specific situations to exercise an attitude of openness and deep listening. This work is produced in collaboration with Elina Alekseeva, visual artist and designer based in The Netherlands.
Amplified Edition No 2- Sister works are six short films created through the documentation of a live process, making Amplified Edition No 2. The work explores the potential for relationality between body, material and sound; in this instance, the material is tarpaulin.
The films examine the tarpaulin from a close-up and an inside perspective, visually looking like fictional water.
Hanna’s research explores voice, movement, language and the choreography of hosting and facilitation. She is part of a new research initiative called Rose Choreographic School Sadler’s Wells London (2024-26), directed by Dr Martin Hargreaves. She is part-time senior lecturer at Roehampton University, where she teaches and convenes choreographic and dance practice to MA students.
In 2021, Hanna collaborated with photographer/architect Ioana Marinescu at Beaconsfield Gallery, London. They worked with concepts around erasure and archiving, with the dynamics of Beaconsfield’s Upper Gallery, bringing other photographic archives into relationship with its specific architecture and history.
Since 2000, Hanna has collaborated with Heidi Rustgaard under H2DANCE, adopting a transdisciplinary choreographic approach. Together, they have co-created nine full-length international touring performances co-produced by partners in the UK and Nordic countries, alongside various shorter works and commissions. Since 2018, H2DANCE has curated Fest en Fest, an international festival of expanded choreography presenting Nordic and British artists in London, Cambridge and Colchester.
FURIA LUCIDA_Research esplora la connessione tra suono e corpo, creando uno spazio ipnotico in cui tempo e ritmica si fondono. Questa esperienza collettiva dissolve i confini tra gli individui, trasformando danza e musica in un unico organismo e in rituale catartico. Questo processo invita a riflettere sulla relazione con il cambiamento, offrendo un viaggio psicofisico che tende a trascendere l’individualità.
Ilaria Quaglia è danzatrice e performer, si forma tra Italia ed Europa. Collabora con Mario Martone e Raffaella Giordano, Luna Cenere, CollettivO CineticO, Yasmine Hugonnet, Arno Schuitemaker e Daniele Ninarello. Con Superbudda realizza: Masbedo performing Night e il cortometraggio Die Brücke. E’ parte del Collettivo Munerude.
Il suo percorso di ricerca esplora la corruzione di materia, corpi, luce e suoni, puntando a un coinvolgimento sensoriale totale. Si cerca una trasformazione autentica della materia-corpo, attraversando zone di resistenze e dando luogo alla fluidità di un processo in divenire.
If we imagined human relationships as something soft, like water, and by pouring it into vessels we gave them a form, a vase, could contain the relationship between a mother and daughter. What would happen instead if we create a friendship without a preordained form of any kind? Just pouring water? Perhaps, its flow would take no form and spread out in all directions. If we experienced relationships as water flowing out of vessels, the exchange, it would be something like movement, a response-able action. The performative action Friendship is Water proposes the creation of a conversational practice with participants that enacts the situated forms of responsive-ability that emerge from relationships instead of imposing pre-defined frameworks. Practising dialogue as a creative action presents an opportunity to make the practice of ‘thinking aloud’ more visible and more audible. It is also about the way in which such thinking is not the rarefied reflection of a brilliant individual, but an intersubjective process, a dialogue in which things develop dynamically.
Jovana Malinarić is a dramaturg, researcher and lecturer at the University of Bologna. She is a guest-researcher at the University of Utrecht and a lecturer at the Malmo Theatre Academy. She works internationally as a dramaturg-researcher developing alternative structures that go beyond the theory-practice binary and that can articulate the dynamic qualities of contemporary dramaturgical and performance practices. In her work she investigates the interrelation between the processes of thinking and creating involved in the making of performance through the concepts of embodiment, response-ability and conversation. Her research is characterised by an interdisciplinary and transdisciplinary approach involving ecological, relational and process thinking.
Unrequested Stories: sulla via di casa è un servizio che offre la possibilità di esplorare le possibili vie di casa. A differenza delle tradizionali piattaforme di web mapping, questo servizio instaura un vero e proprio dialogo con i suoi utenti tramite app di messaggistica per trovare la loro strada o le loro strade verso quella che considerano casa. Durante il Research Camping, lo sviluppo della ricerca sarà condiviso con le persone interessate.
Lucy Guarinoni (he/she/they) è dramaturg, artista e formatrice. Simone Basani (qualsiasi pronome) è curatore, drammaturgo e artista. Entrambi ricercano formati artistico-curatoriali e strategie partecipative attraverso un approccio performativo. Ultimamente hanno iniziato a collaborare più frequentemente tra Italia e Belgio.
La ricerca scaturisce da una constatazione in prima persona singolare: non ho mai capito cosa ci sia nel fondo del mare. Il discorso si fa duplice: il mondo del tangibile e dell’intangibile, la parte rimossa o non conosciuta dell’individuo che rimane sommersa e la natura che mostra e nasconde su più livelli di superficie. Vorrei proporre una pratica dove provare a dare un nome a tutto quello che risiede nel fondo del mare di ciascuno per creare un fondale comune. Forse troveremo parole, oggetti, un libro, un sentimento… Cosa nasconde la superficie dell’acqua? cosa è rimasto impigliato nel fondo sabbioso? Un fumetto del 96, un ricordo, il capitale di Marx fotocopiato, una maglietta che non uso più…
Un dispositivo ludico per scandagliare gli abissi, per evocare la superficie marina, il suo mistero e il rituale del pescare, affidandosi al caso e alla corrente.
Maria Luisa Usai è performer, autrice e regista di spettacoli e progetti audiovisivi. A partire dal 2015 lavora negli spazi delle città e negli interstizi della realtà con esperimenti relazionali/comunitari, site specific e creazioni sceniche multidisciplinari. Nel campo teorico ha studiato storia dell’arte, nella pratica ha approfondito i linguaggi del teatro, della drammaturgia, delle performing arts. Ha presentato i suoi lavori performativi e audiovisivi in Festival e in residenze in Italia e all’estero.
Questa pratica galleggia nell’imprevisto e nell’oscurità_nel buio appaiono visioni temporanee, readymade di corpi e cose che si fanno precisissimi relitti. È una proposta aperta e non risolta, un’immersione per far vagare lo sguardo e trovare corrispondenze inaspettate, segrete, celate e comunque sempre e per sempre sospese, in potenza. La parola invoca microstorie che sostano nella corrente. Vorrei che fosse un tuffo negli abissi tra flussi di pensieri e torce, un training d’immersione per poi riemergere più visionari3, più magich3, più attraversat3. È una ricerca per mettere i corpi a riposo e scoprire menti vigili, un esercizio di accesso alla capacità di immaginare oltre, di far fluire i futuri.
Michela Depetris nata in Italia, si è formata principalmente tra l’Italia e la Spagna e adesso vive a Torino. Lavora in contesti coreografico performativi come autrice e come interprete, con linguaggi ibridi tra danza, performance, video, suono e installazioni. Situa la sua ricerca in un campo aperto e misto in cui ogni mezzo porta con sè sempre e comunque le pratiche corporee con una visione espansa della coreografia. Sperimenta metodologie e formati che sfuggono alle logiche convenzionali e alle tempistiche abituali di produzione, cosa che spesso rallenta, intrica e nutre i suoi progetti.
Latitudine 40°82’16’’N
Longitudine 14°07’67’’E
Pressione 1.5 atm
Profondità 5 mt
Baia, città sommersa circa 2000 anni fa a causa del bradisismo, un lento terremoto che inghiottì strade, mosaici, statue e ricordi. Partendo da questa suggestione la pratica riflette su ciò che perdura e riecheggia nello spazio e nel tempo, proprio come in un fondale, dove antichi resti si posano e lasciano traccia di un qualcosa che è stato, che è e che sarà.
BAIA – quello che resta è un frammento di tempo sospeso, dove corpi, residui, suoni, tracce e immagini sprofondano e riemergono per dare vita a un nuovo paesaggio.
Il duo casagrande // giorgini nasce nel 2019 dall’incontro tra Marco Casagrande e Nicolò Giorgini.
Alla base del loro sodalizio artistico è radicata la convinzione che l’arte sorga dall’apertura al mondo e dal dialogo continuo con l’ambiente circostante.
I loro lavori si focalizzano sulla creazione di un unicum imprescindibile tra elementi sonori, visivi e coreografici, per generare degli specifici ambienti immersivi. casagrande // giorgini hanno preso parte a festival in Italia, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Austria.
Partiamo da poche parole con la sola regola di iniziare per S, oppure O oppure N. Ognuno sceglie le sue. Cerchiamo il ritmo della nostra piccola frase, chiaro e semplice per poter essere trasmesso alle altre persone. Impariamo dall’altra, le parole dell’altra, al ritmo dell’altra persona. Ora costruiamo assieme un coro di suoni, di parole, di ritmi dati e appresi, lontano mille miglia dai significati.
Silvia Mai. Danzatrice, pastora d’alpeggio, arte terapeuta in formazione. Sul sentiero della vita accosta la ricerca artistica e pedagogica alla concretezza della vita all’aperto, al processo del lavoro artigiano, all’intensità della relazione con gli animali.
La pratica che propongo è una discussione collettiva attorno al genere cinematografico horror.
Quindi: parleremo di film.
Ma anche: zines, libri, immagini, clip video, progetti sonori.
Navigando tra cliché narrativi e categorizzazioni, tra scream-queens e gradazioni di rosso del sangue finto apriremo la domanda: e se usassimo l’horror come sismografo per le nostre paure e le paure del nostro presente?
Teodora Grano è autrice, performer, ricercatrice. Ha lavorato senza residenza stabile nel campo del teatro, del circo, della performance e della danza, in formati più o meno ortodossi. Si forma e lavora tra Wroclaw, Atene, Berlino, Bruxelles e Roma. Incline ad inventare dispositivi di relazione, ad abitare spazi teatrali e pubblici, ad agitare il corpo.
50% punk 30% ironica 20% serissima.